Festeggiare insieme a Fifa e Uefa è ridicolo. Il progetto è comunque nato, andrò limato, corretto e partorito con i potenti del calcio
“Non ne possiamo più delle divise blu, no al calcio moderno no alla pay-tv”. Così canta(va)no ultras e tifosi sugli spalti. Eppure chi lo avrebbe mai detto: la loro protesta per “la tutela del calcio” è stata a favore di quel calcio moderno che solo a parole tifosi, ultras e pubblico hanno sempre deprecato. Ma che di fatto hanno sempre supportato e foraggiato inconsapevolmente.
La superlega è caput, per ora. Il progetto è comunque in nuce, forse anche un passo oltre. Ma per passare avrà forma diversa e dovrà necessariamente coinvolgere i padroni del calcio. I tifosi del calcio esultano adesso insieme ai loro aguzzini. Il popolo bue governato dai caporioni social esulta per aver sconfitto la Superlega. Ok d’accordo, inseritelo nei vostri corposi curriculum vitae, subito dopo il corso di pizzaiolo della Regione del 2007. Ma chi davvero pensa che la superlega sia stata sconfitta dal movimento popolare non ha capito nulla di ciò che lo circonda. Certo è dura accettare di non contare nulla, ma è la verità. Il popolo ha votato per il mantenimento dello status-quo. Credendo di comportarsi in maniera rivoluzionaria, si è comportato nella maniera più reazionaria possibile. Non capire questo vuol dire non aver capito nulla di quanto successo negli ultimi tre giorni.
Esultare insieme all’Uefa e alla Fifa per lo “scampato pericolo” è ridicolo. Fifa e Uefa sono gli organi che hanno condotto il calcio al punto in cui si trova adesso, dove in teoria è ancora possibile – cito De Zerbi – “che il figlio di un operaio possa fare il medico”, leggasi che una squadra minore possa farsi la sua strada fino alle stelle. Ma sono questi organi che questa strada l’hanno resa di fatto impraticabile, per lo stesso Sorrento che era stato invitato in Superlega. Il campo Italia sarebbe stato uno scenario fantastico per quelle partite. Paradossalmente ci viene da essere più vicini alla Juventus che nella propria arrogante disperazione ha dimostrato di volersi salvare rispetto a chi è rimasto a dormire tra sette guanciali. Salvo poi elemosinare sino all’ultimo, grazie ai propri bilanci immacolati, uno strapuntino vicino ai cessi della superlega.
Premesso che ha vinto, per il momento, l’asse franco-tedesco, comunque il dado è tratto. Del resto l’Europa fa quadrato, intorno al vero gioiello continentale, di cui non ha mai sfruttato fino in fondo le potenzialità. Ma resta un mercato inferiore rispetto all’Asia ed agli stessi Usa. L’industria americana dell’entertainment creerà certamente un’altra occasione, con il placet di Xi che ha abbandonato velleità calcistiche all’ombra della grande muraglia, per appropriarsi del calcio. Troppi sono gli interessi legati a questo mondo. Ma troppi sono i debiti che i grandi club hanno contratto. Quindi andiamo dallo zio Sam che ha fatto gli occhi a forma di dollari, vedendo nella disperata presunzione di Andrea e Florentino un’occasione irripetibile.
Per migliorare tutte insieme: Federazioni Europee, Fifa e Uefa ripensino il calcio in maniera virtuosa. Con percorsi certi per crescita, valorizzazione e premialità vere per chi produce il talento. Veicoli in maniera diversa i fondi. Imponendo paramenti stringenti sulla regolamentazione dei diritti televisivi, che tengano conto delle esigenze di grandi, medi e piccoli. Impongano vincoli stringenti e penalizzanti (sul serio) per chi non rispetta determinati parametri, delle direttive regolamentari su compravendita (limitare i passaggi di giocatori per evitare Sturaro, Cerri e Audero vari), tetto salariale con tassa di lusso per chi sfora. È inutile lasciare tutto cosi, perché se non è oggi la Superlega è dopodomani. Con buona pace di curve, capitani, comitati e movimenti di aria fritta.
Fonte: Il Napolista
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