La strage di Hillsborough: la tragedia in cui persero la vita 96 tifosi del Liverpool

È stata la tragedia più sanguinosa del calcio inglese, che dopo non sarebbe stato più lo stesso: il 15 aprile 1989 ad Hillsborough morivano 96 tifosi.

Il 15 aprile 1989 rappresenta una data tragica nella storia del calcio inglese. Quel giorno, infatti, nello Stadio di Hillsborough, a Sheffield, si è consumato il dramma di 96 tifosi del Liverpool, morti schiacciati contro le transenne o calpestati dalla folla.

Indro Pajaro, autore del libro '15 aprile 1989. La verità sul disastro di Hillsborough', di cui nel 2020 è uscita la seconda edizione, prosecuzione della sua tesi di Laurea del 2015, ha ricostruito in esclusiva per Goal gli accadimenti di quel sabato pomeriggio.
 
LE PREMESSE

L'Inghilterra arriva alla stagione 1988/89 dopo anni di lotta al tifo violento e con una squalifica dalle competizioni europee che scadrà solo nella stagione successiva.

"La premessa di fondo a quanto accadrà a Hillsborough quel pomeriggio del 15 aprile 1989, - spiega Pajaro - è che bisogna considerare che appena 4 anni prima c'era stata la strage dell'Hysel con le conclamate responsabilità degli hooligans del Liverpool, e che già quando la tragedia è in atto, e nelle ore immediatamente successive, siccome le dinamiche per certi versi ricordavano l'Heysel, si era tentati di accusare fin da subito i tifosi dei Reds, sia per affinità con la tragedia del 1985, sia perché gli anni Ottanta erano stati gli anni dell'hooliganismo per definizione".

"L'hooliganismo era nato in Inghilterra in maniera primordiale sulla fine dell'Ottocento, e quindi esisteva da molto tempo, ma solo negli anni Sessanta aveva assunto una dimensione più organizzata e più violenta, toccando il culmine negli anni Ottanta, e in particolare nel 1985, quando si verificano le tre grandi tragedie della storia dell'hooliganismo".

"Il 13 marzo c'era stata la guerriglia di Kenilworth Road fra gli hooligans del Milwall e quelli locali del Luton. Non era morto nessuno ma l'evento era stato paradgmatico perché fu il primo della storia dell'hooliganismo ad essere trasmesso in diretta televisiva. La partita fu infatti sospesa a circa 10 minuti dalla fine, quando i tifosi del Millwall iniziarono a invadere il campo, a sradicare seggiolini, tirarli in campo e addirittura colpirono con un pezzo di cemento un poliziotto che venne rianimato in campo e per poco non ci lasciò le penne. Dopo quell'evento la Thatcher si convinse per la prima volta a formulare un piano per debellare l'hooliganismo: maggiori poteri alla polizia, incremento telecamere nello stadio e implementazione della carta d'identità per accedere allo stadio".

"La seconda tragedia fu a maggio il rogo di Bradford, che non fu causato da episodi di hooliganismo ma dall'accensione accidentale di un cumulo di rifiuti accumulatisi nel corso degli anni sotto la Tribuna centrale. Nonostante più e più volte le società fossero state invitate dalla Federazione a pulire le loro strutture, questo avvertimento era stato bellamente ignorato, proprio perché all'epoca l'unica attenzione era sull'hooliganismo. Si sapeva all'epoca che gli stadi inglesi erano decrepiti, già dagli anni Quaranta, dopo la prima strage di Parden Park, più inchieste avevano stabilito che gli stadi inglesi dovevano dotarsi di adeguarsi tornelli ed evitare episodi di sovrafollamento. Ma siccome dagli anni Sessanta la lente si era spostata sull'hooliganismo, tutto quello che accadeva allo stadio veniva visto in quella direzione e gli stadi vennero lasciati un po' al loro stato".

"Dopo Bradford - prosegue Pajaro - l'indagine che ne seguì analizzò sia la condizione disastrosa degli stadi, sia sul problema hooliganismo negli stadi, per la tendenza a collegare a problemi di ordine pubblico tutto ciò che all'epoca accadeva negli stadi. Per questo non stupisce che 4 anni dopo ad Hillsborough, dove la tragedia avvenne in uno stadio disastrato, con problemi strutturali di cui si era a conoscenza, stampa, governo e polizia abbiano usato la strage per accusare i tifosi del Liverpool, che già si portavano dietro la nomea di esser stati responsabili dell'Heysel (la terza grande tragedia dell'hooliganismo) e provenivano da una città portuale etichettata all'epoca come culla di piccoli delinquenti. Hillsborough aveva tutte le caratteristiche per iniziare una campagna di colpevolizzazione contro gli ultras del Liverpool, in un ambiente che pensava che tutto ciò che succedeva negli stadi risalisse all'hooliganismo. Il problema fu che se nel 90% dei casi era così, ad Hillsborough le cose andarono diversamente".

Lo stadio di Sheffield, in particolare la Leppings Lane, non era nuovo peraltro ad episodi preoccupanti che avrebbero dovuto suonare come delle spie e ai quali si diede invece scarsa importanza.

"Nel 1981 - ricorda Pajaro - si verificò nella Curva Ovest un episodio di sofrafollamento nella gara fra Tottenham e Wolverhampton, che aveva portato al ferimento di 38 persone. Più avanti nel 1987, la gara fra Leeds e Coventry City era stata volutamente fatta cominciare più tardi dal capo della polizia che gestiva l'ordine pubblico, il signor Brian Mole, che, consapevole delle difficoltà di afflusso del pubblico nell'impianto, decise di far iniziare la partita in ritardo, consentendo così il regolare afflusso del pubblico all'interno. L'anno dopo nel 1988 Liverpool e Notthingham si affrontano una prima volta sempre in semifinale di FA Cup. Anche se non si verificano incidenti viene fatto notare più volte che quello che viene definito 'Match Day Operational Order', una sorta di piano per la partita in cui vengono assegnate le mansioni e le disposizioni per i poliziotti, non veniva fatta menzione di eventuali ritardi dei tifosi nell'ingresso allo stadio e non veniva in alcun modo preventivato il rischio di un episodio di sovrafollamento".

"Le cose andarono bene nel 1988, ma non l'anno seguente, quando il match commander era David Duckenfield, che era subentato a Mole, quest'ultimo più e più volte elogiato per come aveva gestito la situazione grazie alla perfetta conoscenza dello Stadio di Hillsborough. Nominato appena 20 giorni prima, il nuovo capo della polizia visitò lo stadio del Wednesday e la Leppings Lane, ma in una gara poco indicativa, che non prevedeva un afflusso di pubblico paragonabile a quello della semifinale. E non vi notò alcuna anomalia, quando di problemi, invece, ce n'erano tanti. Dopo l'episodio del 1981 la Curva Ovest era stata suddivisa in 5 gabbie, una sorta di gabbie di animali divise da inferriate sia fra campo e tribuna, sia fra i diversi settori della Tribuna, che impedivano ai tifosi di prendere posto come meglio credevano all'interno della Curva".

"Questa divisione era stata pensata un po' per contenere i movimenti interni dei tifosi nella Curva, un po' perché rifletteva la visione di ordine pubblico degli anni Ottanta, secondo cui i tifosi andavano ingabbiati perché questo li rendeva innocui dall'invadere il campo, sia dall'attaccare i tifosi avversari. Se non che proprio le gabbie, ad Hillsborough, si riveleranno letali: i tifosi, una volta entrati, non potevano muoversi né davanti, né dietro, perché davanti c'erano le gabbie, dietro i tifosi che spingevano per entrare e ai lati c'erano le inferriate delle gabbie. Una trappola mortale".

LA GARA

Allo Stadio Hillsborough di Sheffield si gioca la semifinale di FA Cup. Di fronte, in campo neutro, ci sono il Liverpool di Kenny Dalglish, che nei quarti di finale aveva travolto per 4-0 il Brentford, e il Nottingham Forest guidato da Brian Clough, che nel turno precedente aveva eliminato il Manchester United, battuto 0-1 all'Old Trafford.

Si trattava di un confronto fra due fra le squadre più forti del calcio inglese di quegli anni: i Reds arriveranno secondi in First Division in quella stagione, beffatti all'ultimo dall'Arsenal, mentre i Garibaldi Reds si piazzarono terzi.

La gara era anche una riproposizione del confronto dell'anno precedente, che si era giocato sempre allo Stadio Hillsborough di Sheffield e aveva visto il Liverpool battere i rivali per 2-1. Il vincitore del confronto, che di disputava in gara secca, con eventuale replay in caso di parità, avrebbe poi affrontato nella finalissima di Wembley la vincente dell'altra semifinale fra Everton e Norwich City, in programma in contemporanea al Villa Park di Birmingham.
LA STRAGE

La ripartizione dei posti negli spalti non aveva tenuto conto della consistenza delle tifoserie delle due squadre. Così ai tifosi del Liverpool venne assegnata la Curva Ovest, la famigerata Leppings Lane, che prende il nome dalla via retrostante, che può ospitare al massimo 14.600 tifosi, mentre ai tifosi del Nottingham Forest (normalmente meno numerosi) è assegnata la Curva Est, denominata Spion Kop End, più ampia e in grado di accogliere 21 mila persone, oltre a disporre di ben 60 accessi a fronte di appena 6 del settore opposto.

Complice probabilmente l'assenza delle squadre inglesi dalle Coppe europee, la sfida è particolarmente sentita. Vengono staccati ben 53 mila biglietti, il che significa che si registrerà il tutto esaurito. Tanti tifosi arrivano a Sheffield, ma quando manca poco al fischio d'inizio, nel giro di pochi minuti ad Hillsborough, nel settore riservato ai tifosi del Liverpool, ovvero la Leppings Lane, si consuma la tragedia.

"Poco prima del fischio d'inizio della partita, previsto alle 15, la calca dei tifosi del Liverpool all'esterno dello Stadio aumentava di più. Questo sia perché i tornelli erano soltanto 6 a fronte di circa 10 mila supporters dei Reds, sia perché la Leppings Lane sorgeva in un settore scomodo e angusto, con un conosciuto effetto collo di bottiglia che determina una ressa inimmaginabile. Il poliziotto che stava all'esterno, vedendo quella ressa che avrebbe potuto avere conseguenze mortali, disse allora a Duckenfield, che si trovava nella cosiddetta Control Room all'interno dello stadio, di aprire quello che era chiamato 'Gate C', un grosso cancello di acciaio, solitamente usato per far uscire i tifosi. 'Apri questo cancello - gli disse - in modo che i tifosi possano entrare, se no qua finisce male' ".

"Duckenfield fece aprire il cancello, e quella fu una mossa corretta. Ciò che fu sbagliato è che Duckenfield non chiuse il tunnel che stava davanti al cancello e che portava nel settore centrale della Leppings Lane, già peraltro strapieno. Quindi la gente, in maniera automatica, vide davanti a sé questo tunnel e vi entrò in massa. Entrarono in tutto più di 2 mila persone, oltre a quelle che poteva ospitare complessivamente quella parte di Curva, che era stato già precedentemente occupato. Qui si generò il famoso effetto schiacciamento: chi era già dentro venne schiacciato, chi era nel tunnel non poteva tornare indietro. Così tanta gente morì o schiacciata contro le gabbie o travolta dagli stessi tifosi che non si erano accorti di cosa stava accadendo e continuavano ad affluire nel tunnel".

"Si stabilì poi che se fosse stato chiuso il tunnel, esattamente davanti al cancello, e i tifosi che entravano fossero stati direzionati nei settori periferici della Leppings Lane, che erano semivuoti, la strage non sarebbe successa. E questo lo si può vedere chiaramente dalle immagini televisive. L'errore non fu tanto aprire il cancello, quando non chiudere l'accesso al tunnel. Questo è quello che dirà Peter Taylor nell'inchiesta che farà luce sulle dinamiche della tragedia".

A contribuire in maniera determinante alla strage è anche l'atteggiamento della polizia di fronte a ciò che stava accadendo sotto i loro occhi.

"Mancò anche il coordinamento delle forze dell'ordine. - sottolinea Pajaro - Le radio della polizia ebbero diversi problemi di frequenza, tanto che fu difficile persino comunicare. Il grosso dei poliziotti era stato messo a bordo campo per controllare che i tifosi non invadessero il campo. Mentre a controllare l'ingresso dei tifosi allo stadio e la loro distribuzione nella Curva erano pochi agenti, che furono totalmente presi alla sprovvista quando videro affluire improvvisamente oltre 2 mila persone dal cancello. Addirittura gli stessi poliziotti, quando la tragedia era in corso di svolgimento faticavano a comunicare anche per l'assenza di una gestualità convenzionale con cui identificare una situazione di pericolo. La conseguenza fu che ci si accorse troppo tardi della situazione".

"Quando i tifosi vennero schiacciati, alcuni tifosi del Liverpool iniziarono a entrare in campo, a scavalcare. Ma i poliziotti in campo, iniziarono a cacciare indietro questi tifosi, perché fraintesero la situazione. E lo stesso Duckenfield, che dalla Control Room poteva vedere tutto, era convinto che quella fosse un'invasione di campo. O non aveva capito o forse, resosi conto dell'errore commesso, aveva diffuso la teoria dell'invasione di campo. Infatti quando dopo l'interruzione della gara vennero i delegati della Federazione nella Control Room, lui disse che si trattava di un'invasione di campo e richiese addirittura l'invio delle unità cinofile dal quartier generale".

"Per questo motivo la partita, nonostante la strage in atto, era partita regolarmente. A sospenderla dopo 6 minuti non fu Duckenfield, ma un poliziotto all'interno del campo che quando vide che i tifosi non entravano in campo per invaderlo, ma perché stavano morendo schiacciati, si diresse dall'arbitro e gli ordinò di interromperla. Ed è in quel momento che si sviluppò la teoria che la colpa di tutto fosse stata dei tifosi del Liverpool. Duckenfield aveva diffuso la voce, e quest'ultima rimbalzò sui notiziari, insieme alla BBC che dava la partita in diretta".

La partita non viene più ripresa: sarà recuperata il 7 maggio all'Old Trafford di Manchester e vedrà il Liverpool imporsi 3-1. Intanto però il 15 aprile, i problemi si estendono anche ai soccorsi.

"Dopo l'interruzione e la sospensione della partita, la mancanza di comunicazione fra poliziotti dentro e fuori lo stadio fa sì che le prime ambulanze che raggiungo Hillsborough vengano respinte, perché i poliziotti riferiscono ai medici: 'Non entrate perché ci sono dei disordini in atto'. La prima ambulanza che interviene lo fa perché era già presente dentro lo stadio, ma le altre (ne arrivano circa una quarantina) registrano diversi ritardi nell'accesso all'impianto proprio perché la mancanza di comunicazione aveva impedito di capire cosa stesse realmente accadendo".

"Soltanto verso le 15.40, quindi praticamente più di 40 minuti dopo l'inizio della tragedia, si capisce cosa sta accadendo. In quel momento vengono fatti gli annunci agli autoparlanti, vengono invitati i tifosi a stare tranquilli e persino i capitani delle squadre intervengono ai microni. Ma precedentemente nessuno si era reso conto della tragedia, nemmeno gli stessi tifosi. Addirittura quelli del Nottingham, che si trovavano dalla parte opposta, iniziarono a fischiare verso quelli del Liverpool, convinti che con un'invasione stessero in qualche modo sabotando la partita. C'era una percezione totalmente distorta dei fatti".

LE ACCUSE E IL PRIMO VERDETTO

Nelle ore immediatamente successive alla strage, si afferma con forza l'ipotesi che a determinarla sia stato il comportamento irresponsabile dei tifosi del Liverpool, non nuovi a simili atteggiamenti, come dimostrava quanto accaduto all'Heysel.

"Mentre ancora le vittime stavano morendo, - rivela Pajaro - la versione dei fatti fu che la colpa era stata dei tifosi, che avevano sfondato i cancelli ed erano entrati a forza nello stadio. Poi la sera ci fu la conferenza stampa della polizia, e il comandante capo Peter Wright, disse che in verità non c'era stata una rottura del cancello, ma era stata la polizia ad averlo aperto perché fuori i tifosi del Liverpool spingevano per entrare. 'Un gruppo di tifosi del Liverpool - sostenne - è arrivato volutamente in ritardo, ubriaco e senza biglietto, e noi abbiamo pensato, per evitare conseguenze più gravi, di aprire questo cancello".

Cambiava insomma la forma, ma la sostanza era sempre la stessa: per la polizia i responsabili erano gli ultras dei Reds.

"Duckenfield probabilmente si accorse che non si trattava di invasione, tant'è vero che dopo oltre 20 anni, nel processo, ammetterà espressamente di aver mentito. Forse - come scrisse Taylor nel suo rapporto - lo aveva fatto per paura, o forse per impreparazione e scarsa esperienza di fronte a una simile tragedia. Ma anche, probabilmente, con un pizzico di malafede, per mettere in salvo se stesso dalle responsabilità. Fatto sta che iniziò a diffondere da subito la voce che per anni sarebbe stata assunta come verità da polizia, stampa e governo".

I deceduti, 96, e i feriti, circa 200, vengono portati in una palestra che sorgeva nei pressi dello stadio, che funse praticamente da camera mortuaria.

"Qui, per corroborare la tesi sostenuta dalla polizia, ovvero che la tragedia fosse stata causata da hooligans ubriachi e senza biglietto, viene ordinato di prelevare il sangue a tutte le persone decedute, compresi i bambini, per avvalorare la tesi che la motivazione scatenante fosse stata l'ubriachezza dei tifosi. Vengono inoltre scattate molte foto alle lattine di birra presenti fuori dallo stadio e consumate dai tifosi, come in ogni partita, e anche questa viene portata come ulteriore prova. Più avanti si scoprirà in realtà che sebbene alcune delle vittime avessero un tasso alcolemico leggermente superiore alla media, questo non poteva essere una prova di quanto sostenuto".

"Presi i campioni di sangue, inizia l'identificazione dei corpi in un clima piuttosto teso. La polizia ha fretta e procede velocemente, vengono scattate le foto con delle polaroid e appese all'ingresso della palestra. Successivamente ai familiari è chiesto il riconoscimento dei propri cari, che tuttavia erano stati messi tutti insieme nella palestra senza alcuna distinzione e dignità. Ai parenti si chiede di procedere all'identificazione nel più breve tempo possibile. Ma servirà del tempo e l'ultimo tifoso deceduto è portato in obitorio alle 6 del mattino del giorno seguente. Fu un processo lungo e snervante".

"Mancavano informazioni certe. Alcune mamme, i cui figli erano andati a Sheffield in pullman, si recarono la notte ad aspettare il pullman con i tifosi di ritorno dalla città e non videro scendere il proprio figlio. Scoprirono nella maniera più drammatica della tragedia. Questo me lo ha raccontato in prima persona Margaret Aspinall, madre di un ragazzino di 19 anni morto alla sua prima trasferta. Mi spiegò che aveva chiamato la compagnia di bus, l'avevano rassicurata dicendole che il figlio era regolamente sul pullman. Così lo attese alla fermata dell'autobus. Ma quando questo arrivò, c'erano tutti tranne suo figlio. In piena notte prese allora la macchina per andare a Sheffield, e dopo due ore di viaggio lì purtroppo dovette constatare che suo figlio era fra i tifosi deceduti".

Già il 16 aprile i giornali prendono posizione contro i tifosi. Il 19 aprile il Sun esce con la celebre prima pagina 'The Truth', la verità.

"Non solo gli accusavano della responsabilità della strage, ma addirittura di aver picchiato i poliziotti e altri particolari macabri totalmente inventati. - spiega Pajaro - La fonte del giornale, simbolo del conservatorismo britannico, White press agency, vicino a fonti governative, che aveva raccolto dei pareri di un membro della polizia, di un responsabile dell'ambulanza e di un parlamentare locale del Partito conservatore, che allora era partito di governo, e aveva montato su questo servizio intitolato 'The Truth', per poi passarlo al Sun".
 
LA VERITÀ SULLA TRAGEDIA

La giustizia esprime un primo verdetto che assolve tutti i responsabili, e secondo il pensiero in quel momento maggioritario, scarica tutte le responsabilità della strage sui tifosi del Liverpool.

"Quando in Inghilterra si verifica una morte violenta, innaturale, improvvisa, sospetta o sotto dentezione, viene incaricata la Coroners Court di stabilire come è morta una persona. Questo procedimento si chiama 'inquest', che noi in Italiano traduciamo con 'inchiesta'. Il fine della 'inquest' è soltanto quello di accertare la verità. La inquest può concludersi con uno di questi tre verdetti: suicidio, morte accidentale o omicidio. Per la prassi, una volta avviata la 'inquest', questa è rinviata. Perché prima il Pubblico ministero deve stabilire prima se ci sono delle persone che con le loro azioni hanno generato la causa della morte".

"Ma anziché rispettare la prassi, il Coroner in questo caso non aspetta la decisione del Pm e procede con la 'inquest'. Nella fase preliminare un equipe di patologi lesse i referti delle vittime e il livello di alcol nel sangue, per avvalorare la tesi dell'ubriachezza. I testimoni, scelti dal Coroner, non posono controbattere quanto viene detto né fare supposizioni contro qualcuno, per non pregiudicare un processo penale. Si iniziò a influenzare la giuria e le famiglie delle vittime non poterono far nulla se non ascoltare i dati che venivano forniti".

"Alcuni mesi dopo il Pm decide che non ci sono prove per avviare procedure penali contro persone presenti ad Hillsborough, dopodiché si passa alla fase generale della 'inquest', in cui il Coroner circoscrive tutti i decessi entro le ore 15.15. Sarà un aspetto moltro controverso: si stabilisce che tutte le testimonianze successive a quell'ora non possano essere prese in considerazione e che non si sarebbe potuto far nulla per salvare le vittime, che sarebbero tutte morte per asfissia compressiva. Questo assunto impedisce di analizzare le circostanze specifiche della situazione. Nel 2012 emergerà che si sarebbero in realtà potute salvare 41 vite e che diversi tifosi erano vivi ben oltre quell'orario".

"Il Coroner fa il riepilogo dei risultati dell'inchiesta e nel 1991 la giuria emette la sentenza di 'morte accidentale' per le 96 vittime della strage di Sheffield. Non c'erano persone perseguibili per quello che era accaduto. Era stata una tragica fatalità senza colpevoli. In caso di verdetto di 'omicidio', invece, sarebbe dovuto seguire un processo penale a carico dei responsabili per omicidio colposo dettato da negligenza. Ma così non fu".

Il progetto che conduce alla verità è molto lungo.

"Dal 1991 in poi tutta la parte legale è contraddistinta dal tentativo delle famiglie delle vittime e dei tifosi del Liverpool di ribaltare quella sentenza. Nel 1993 è presentata domanda di revisione giudiziaria, che è tuttavia respinta perché l'Alta corte ritiene corretta l'inchiesta del Coroner. Nel 1995 è pubblicato un libro in cui vengono portate alla luce le inadeguatezze del sistema inquisitorio delle Coroners inquest, che rischia, come nel caso di Hillsborough, di influenzare la giuria. Dopo il film Hillsborough nel 1996, che destò grande clamore, nel 1997, però, Tony Blair, affida a un giudice, Stuart-Smith, una revisione dell'inchiesta. A lui viene detto di considerare solamente le nuove prove e di valutare se esistono gli estremi per annullare una vecchia sentenza".

"Tutto quello che era già stato deciso non poteva essere contestato dalle famiglie. Questo porta a un nulla di fatto. Nella revisione però il giudice fa vedere per la prima volta le cartelle cliniche dei propri famigliari e le testimonianze e si rendono conto che erano state alterate. Ma questa non fu ritenuta motivazione valida per cambiare la precedente sentenza. Così nel 2000 si affidano all'accusa privata. Il procedimento, costoso e lungo, si chiude con l'incapacità della giuria di giungere a un verdetto. Nel 2009 viene avviata una class action per chiedere la diffusione completa dei documenti sulla strage, azione che si può fare soltanto 30 anni dopo dai fatti. Tutta l'opinione pubblica si schiera con le famiglie".

"Viene istituita una Commissione indipendente di indagine che nel 2012 produce un volume di 400 pagine che sconfessa quanto sostenuto dalle precedenti inchieste: viene detto che la morte dei tifosi non fu per tutti identica alle 15.15, che 41 vite potevano essere salvate con un intervento repentino e che i tifosi del Liverpool vengono scagionati. Viene confermata inoltre la manomissione dei verbali e viene anche accertata la tardiva risposta al pericolo dei soccorsi".

"Passano 3 mesi e l'Alta corte di giustizia' annulla il verbale di morte accidentale. Segue una nuova inchiesta, iniziata nel 2014, e durata 2 anni abbondanti, costata 84 milioni di sterline, che diventa la più lunga della storia legale britannica. In quest'inchiesta Duckenfield ammette di aver detto a suo tempo una grande bugia e di non essere nemmeno adatto a ricoprire la carica che gli era stata assegnata".

"Nel 2016, a distanza di 27 anni, arriva la sentenza di 'uccione illegale' che per la prima volta scagiona i tifosi del Liverpool dalla responsabilità della strage e trasferisce le colpe su polizia e soccorsi. È affermata la certezza di un'azione criminale alla base della tragedia. Seguono i rinvii a giudizio e nel 2019 inizia anche il processo penale, che è ancora in atto. Se la verità dei fatti è emersa, dopo tanto tempo, la giustizia inglese al momento non ha riconosciuto responsabilità a carico di Duckenfield, che è stato prosciolto dall'accusa di omicidio colposo per negligenza grave".

LE CONSEGUENZE: STADI NUOVI E NASCE LA PREMIER LEAGUE

La strage di Hillsborough porta innanzi tutto al Rapporto Taylor, che, diviso in due parti, Interim report e Final report, rappresenta una sorta di "manuale di istruzioni per la rinascita del calcio inglese".

"Taylor sottolinea che la colpa dello stato disastroso del calcio inglese era dovuto alla combinazione di più fattori, non solo all'hooliganismo: stadi fattiscentì, calciatori che quando esultano aizzano i tifosi, presidenti che pensano al mercato e poco all'ordine degli stadi. - sottolinea Pajaro - Alla premessa seguono i suggerimenti: 76 raccomandazioni per migliorare il calcio inglese".

"Fra questi quello che gli stadi abbiano soltanto posti a sedere, da attuare nel giro di tre anni (di cui si era già discusso nel 1969). Suggerì, fra le altre cose, di rendere reato il lancio di oggetti, le invasioni di campo e i cori razzisti, di dotarsi di celle di sicurezza per trattenere i i tifosi, di aumentare il potere degli stewart (che avrebbero potuto anche arrestare), che dovevano essere, prevalentemente tifosi del club, di aumentare le uscite di sicurezza e lasciarle aperte, di anticipare le gare a rischio all'ora di pranzo della domenica, e alla polizia di avere un proprio specifico canale radio per comunicare e di adottare un linguaggio gestuale proprio e una segnaletica negli stadi. Gli spuntoni in ferro e le inferriate a strapiombo, inoltre dovevano scomparire, ma c'era la possibilità di tenere barriere alte non più di 2,2 metri. Tutti i club scelgono di toglierli. Aveva detto anche di mantenere i prezzi dei biglietti popolari, ma su questo aspetto i club non lo ascoltarono".

"Taylor prese inoltre a modello gli stadi italiani dell'epoca, come il Meazza e l'Olimpico, in particolare per la pista di atletica, che consentiva, in caso di sfollamento, di riversarsi in campo in modo sicuro. Il calcio inglese bello e spettacolare di oggi è così non perché abbia voluto esserlo, ma perché è stato costretto a cambiare. Fino alla strage di Hillsborough i club inglesi si concentravano sull'acquisto dei migliori calciatori anziché sul migliorare i propri stadi, e questa è un'accusa che era stata fatta più volte".

Oltre che sugli stadi e la loro sicurezza, la strage di Sheffield ebbe importanti conseguenze anche sulla Premier League.

"L'anno dopo Hillsborough c'è stato il Mondiale di Italia '90. - ricorda Indro Pajaro - La Thatcher pensò anche di escludere completamente i Tre Leoni dalla partecipazione. Poi si giunse a un compromesso, e si decise di confinare l'Inghlterra in Sardegna, esattamente a Cagliari, e si diede alla polizia italiana carta bianca. Il torneo servì agli inglesi per far capire che il calcio, se ben gestito e amministrato, aveva un potenziale incredibile. Non solo dal punto di vista degli stadi, ma anche a livello televisivo, perché Italia '90 fu il primo Mondiale tecnologicamente avanzato. Se fino ad allora il calcio era stato un po' ripudiato dalle elites, e considerato uno sport un po' per delinquenti, gli inglesi, anche grazie al 4° posto della Nazionale, capirono che c'erano del potenziale. E così furono gettate le base della Premier League".

"I club, dovendo ristrutturare i loro stadi, avevano bisogno di soldi. Parte furono dati dal governo, che mise a disposizione un tesoretto derivante dalla riduzione delle tasse sul gioco d'azzardo, Ma il grosso era a carico delle società. Qui maturò l'idea che i soldi derivanti dai diritti televisivi venissero ripartiti non in parti uguali, come avveniva allora, ma in misura maggiore per i top club. Le big iniziarono così a pensare all'idea di una lega indipendente. Ed ecco che nel 1992, un po' dalle ceneri di Hillsborough, un po' da Italia '90, nacque la Premier League".

Fonte: Goal

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