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L'ex titolare della Sicurart ha dato vita in aula a un amaro sfogo sull'eco mediatica della vicenda e le conseguenze per la sua vita professionale, familiare e sociale

Prosegue il processo, che vede imputati alcuni ultras del Genoa per vari reati, tra i quali estorsione, associazione a delinquere e intestazione fittizia di beni. Dopo le audizioni di Alessandro Zarbano, Enrico Preziosi e Davide Traverso, nella mattinata di martedรฌ 20 febbraio 2024 รจ andata in scena una nuova udienza, in cui alcuni degli imputati hanno reso dichiarazioni spontanee.

Matteo Sanna ha sostanzialmente ribadito le dichiarazioni del collega di lavoro Roberto Anchini, direttore tecnico di 4Anyjob, negando la sussistenza di qualsivoglia fatturazione inesistente o altre irregolaritร  nei rapporti con il Genoa.


รˆ stata poi la volta di Paolo Taccone, noto come 'bomba', appartenente al gruppo Gav, che ha rivendicato la sua appartenenza a un tifo sano e orientato solo al bene del Genoa. Al fine di illustrare l'attivitร  del gruppo Gav ha mostrato al tribunale il materiale venduto sulle bancarelle, tutto contraddistinto dai loghi del gruppo e neppure lontanamente assimilabile ai prodotti ufficiali del Genoa.

Quindi ha parlato Artur Marashi, titolare di Sicurart e fornitore del Genoa per il servizio hostess e a 4anyjob di personale da formare quale steward. L'imputato ha offerto un amaro sfogo dovuto alle conseguenze devastanti di un'indagine, dai forti risvolti mediatici, che in un colpo solo lo ha privato della libertร , del proprio lavoro, insomma della vita fino ad allora vissuta.

Marashi ha evidenziato di essere da un trentennio nell'ambiente sicurezza come buttafuori e di essere dal 2010 all'interno dello stadio, prima come semplice steward, poi come fornitore di servizi. Ha espresso poi il suo profondo rammarico per un'indagine, che ha ignorato la sua collaborazione trentennale con le forze dell'ordine e che lo ha visto additare come "quell'albanese", che gestiva i servizi allo stadio.


"Sarebbe bastato chiedere alla Digos per sapere cosa facevo allo stadio - ha ribadito - senza istruire un processo di questo tipo e farmi finire in carcere". Marashi ha poi riferito dei suoi rapporti amichevoli con Massimo Leopizzi (assente in aula per problemi di salute), che non era tuttavia un suo socio occulto. La fornitura dei servizi al Genoa, ha detto, l'ha guadagnata in trent'anni di sacrifici e l'ha persa per un'indagine, che a oggi ha proposto solo ipotesi contraddette dai fatti.

In ultimo รจ andata in scena un'accesa discussione tra accusa e difesa (rappresentata nel caso dagli avvocati Andrea Vernazza, Enrico Grillo e Mauro Casu) in merito ad alcune produzioni documentali depositate a suo tempo dall'accusa e ritenute quantomeno incomplete e suggestive dalla difesa. Mercoledรฌ 21 febbraio sarร  la volta dei testi a difesa, indicati dagli imputati.

Fonte: Genovatoday

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