Scontri Padova-Catania, otto ultras arrestati e otto agenti feriti: fumogeni e petardi verso il settore delle famiglie

Il questore di Padova: «Da diverso tempo la polizia non può entrare sul terreno di gioco. Un catanese ha scavalcato e ha aperto i cancelli»

«I filmati delle telecamere parlano chiaro: non c'è stato alcun ritardo nell'intervento della polizia. Un tifoso del Catania ha scavalcato e aperto uno dei cancelli, che dovrebbero essere chiusi a chiave e controllati dagli steward, cosa che non è avvenuta». Queste le parole del questore di Padova Marco Odorisio, che nella mattinata di mercoledì 20 marzo ha tenuto una riunione a porte chiuse con il presidente del Calcio Padova Francesco Peghin e con il sindaco della città del Santo Sergio Giordani, dopo i disordini scoppiati martedì sera durante la partita di fra i biancoscudati e il Catania (2-1 il risultato) con otto appartenenti alle forze dell'ordine ferite.

Gli arresti

Sono saliti a otto -tre subito dopo la partita e altri cinque nella giornata odierna - i tifosi siciliani
arrestati per l'invasione di campo (erano oltre 1.800 quelli assiepati in curva ospiti) e per il lancio di fumogeni verso la Tribuna Est, nella zona dove si sistemano molte famiglie e bambini ma non molto lontano dalla Tribuna Fattori covo degli ultras locali, avvenuta durante l'intervallo fra primo e secondo tempo. Gli arresti dei primi tre ultrà, quelli completati al termine degli scontri (tutti a carico di pregiudicati, alcuni anche per associazione di stampo mafioso) sono intanto stati convalidati nel pomeriggio: nei loro confronti il Gip ha disposto il divieto di accedere allo stadio per un anno. Altri due ultrà sono stati arrestati in flagranza differita nella mattinata di oggi, mercoledì 20 marzo: uno all'aeroporto di Malpensa (Milano), già imbarcato su di un volo diretto ad Edimburgo, e un secondo già rientrato a Catania durante la notte. Nel pomeriggio altri due fermi: di un 34enne rintracciato ancora a Catania e di un 40enne, fermato dalla Digos della questura di Venezia, entrambi con precedenti per reati da stadio. A sera, ancora in flagranza differita e sempre a Catania, anche l'ottavo arrestato: un 42enne con precedenti specifici per reati da stadio, rissa, resistenza e lesioni.

Intervento rapido e tempestivo

Otto gli agenti contusi, rispettivamente quattro del reparto operativo e quattro della Digos, mentre il dirigente Giuseppe Iorio è stato ricoverato d'urgenza nel reparto di cardiologia dell'ospedale di Padova dopo aver accusato un malore durante i tafferugli con gli ultras catanesi. «Sono ormai quasi dieci anni che non siamo più presenti fisicamente all'interno degli stadi, il nostro intervento è stato rapido e tempestivo, e ha impedito alle due tifoserie di entrare in contatto diretto» ha proseguito Odorisio.

I sequestri

La ragione della rabbia contro la tifoseria di casa sarebbe dettata dal fatto che gli ultras del Padova sono gemellati dai primi anni ottanta con quelli del Palermo, acerrimi e storici rivali dei rossoblu. «L'importante è che non sia successo niente - ha aggiunto il sindaco del capoluogo euganeo Sergio Giordani - sarebbe potuta andare molto peggio. Dobbiamo cogliere quest'occasione per mantenere la guardia alta e adottare misure di sicurezza ancora più efficaci. Siamo vicini agli agenti rimasti feriti durante i tafferugli». Dopo essere stati scortati alla stazione per il treno che li avrebbe condotti a casa, i restanti tifosi del Catania - circa 400 - sono stati tutti identificati e dopo le perquisizioni gli sono stati sequestrati fumogeni, aste in plastica e persino una cintura, con estrema probabilità usata durante gli scontri con la polizia.
Fonte: Corriere del Veneto

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