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Scatta la condanna per il reato di violenza privata per gli ultras che, allo stadio, chiudono con i nastri alcune parti della curva per impedire l’accesso ai tifosi “ordinari”. La Cassazione, usa la tolleranza zero nei confronti delle frange organizzate della tifoseria che rivendicano il diritto di riservare ai supporters piรน “caldi”, parte della curva. La Suprema corte respinge cosรฌ al mittente la tesi dell’imputato secondo il quale, l’atteggiamento censurato dai giudici, nell’ambito della tifoseria organizzata sarebbe l’espressione di un diritto-dovere, degno addirittura della copertura costituzionale che tutela la libertร di riunirsi in luogo pubblico o di associarsi.
La lesione degli interessi altrui
La Cassazione รจ dunque costretta a ricordare all’imputato, un’acceso sostenitore della Juventus, che l’esercizio di un diritto «non puรฒ mai trasmodare nella parallela lesione di interessi altrui». Che nello specifico c’era stata. I tifosi “normali”, benchรฉ muniti di regolare biglietto, erano stati “invitati” con toni intimidatori e linguaggio da stadio, ad accomodarsi in posti diversi da quelli appannaggio dei piรน fanatici sostenitori dei bianconeri. Zone rese off-limit grazie grazie ai nastri e alle maniere spicce. Ad avviso dell’imputato, tutte azioni messe in atto nell’adempimento di un dovere e dunque in ogni caso scriminate dall’articolo 51 del Codice penale, che esclude la condanna per chi adempie ad un obbligo imposto da una norma o da una pubblica autoritร .
Per la Suprema corte perรฒ, l’organizzazione della “coreografia” con striscioni o altro, ammesso che sia doverosa per i tifosi organizzati, «non puรฒ legittimare la prevaricazione della volontร altrui». Ora gli ultras lo sanno.
Fonte: Ilsole24ore
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